MIMMO IACOPINO

"... A sfatare il luogo comune di un'azione del "tessere" come simbolo di femminismo e femminilità in favore di una grande forza non soltanto costruttiva ma anche decisamente ironica è Mimmo Iacopino, unica presenza maschile in mostra. Il velluto e il raso giocano con le luci e le ombre riflettendo le loro cangianze e creando effetti ottici vibranti, mentre metri da sarto uniti alla materia tessile costruiscono l'opera con una grammatica di numeri che diventa un magico alfabeto. Acrobata di un certo dadaismo rivisitato, quantomeno nel procedimento ludico all'insegna del divertimento, l'artista illude lo spettatore come fosse un mago ironico e beffardo della finzione, mostrando lo stesso oggetto per diverse angolazioni o lasciando uscire stringhe per scarpe a cascata fuori dal perimetro del quadro che si trasformano in maschere nere tribali e primitive (serie delle Metamorfosi) fautrici di una certa inquietudine..."


Francesca Baboni

Estratto dal testo "Il potere della trama"

 

Nato a Milano nel 1962, dove tuttora vive e lavora, Mimmo Iacopino si forma nell'ambito della fotografia di still life, esperienza durata 25 anni che avrebbe determinato anche la sua particolare direzione artistica. Dal 1986 iniziò infatti a sperimentare il linguaggio pittorico dapprima con i mezzi tradizionali, poi utilizzando diversi materiali. Seguendo il principio dadaista le sue opere accolgono infatti elementi compositivi insoliti, quali fili mouliné in cotone, strisce di velluto, di raso, metri da sarto, da banco, righelli, termometri, frammenti di spartiti musicali e di testi letterari. Materiali decontestualizzati rispetto al loro abituale campo di esistenza, assunti a elementi artistici e composti in trame e orditi geometrici o ispirati a modulazioniaritmetiche,seguendo regole matematiche di ordinata follia, come attentamente seppe leggere Maurizio Sciaccaluga in occasione di una sua personale, Cinquantasettegradi, tenutasi nel 2004. Lo stesso principio si riscontra nelle opere create attraverso la manipolazione digitale di oggetti quotidiani, fotografie ipnotiche ed enigmatiche dove ciascun elemento assolve la funzione di segno moltiplicato. Se l'importanza dell'uso del colore nella sua ricerca è stato oggetto di diverse letture critiche in occasione di importanti collettive, da L'Opera al Nero curata da Marisa Vescovo nel 2005 a Cromofobie, ordinata da Silvia Pegoraro nel 2009, il principio compositivo utilizzato è stato oggetto di una interessante lettura di Ivan Quaroni in occasione della collettiva PATTERNS, tenutasi a Meda nel 2008. Frequente è stato il riconoscimento della notevole manualità di Iacopino, necessaria per comporre, intrecciare e fissare sulla tela i diversi materiali. Tra i premi e le menzioni recenti ricordiamo che la sua opera è stata premiata al concorso PROMOCARD, tenutosi contestualmente a MiArt 2007; da segnalare poi il diploma ricevuto nel 2008 a San Pietroburgo in occasione della Biennial VII International Festival of Experimental Art, mentre l'artista è risultato finalista al Concorso COMBAT PRIZE di Livorno, nel 2010. Oltre ad essere presente nelle più note fiere d'arte nazionali e internazionali, quali MiArt a Milano, Art First a Bologna, Artissima a Torino, Artverona a Verona e Artforum a Berlino, Iacopino ha esposto in diverse sedi pubbliche e museali, frequentemente in Russia, a San Pietroburgo, Mosca e a Minsk.